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GIANCARLO PADOVAN: "ROMA SFAVORITA PER IL CASO DE ROSSI"

Da quando sono tornato a lavorare a Roma le vicende calcistiche della capitale mi sono così familiari da illudermi, a volte, di essere in grado di coglierne l’essenza al pari di chi le tratta da anni. So che potrebbe trattarsi di presunzione, ma a volte la situazione che ti si presenta davanti agli occhi sembra così lampante da non meritare ulteriori indagini. Così su Pubblico giornale, il quotidiano diretto da Luca Telese, per il quale curo le pagine sportive e l’inserto del lunedì da noi battezzato Socrates, martedì mattina ho azzardato che De Rossi, uno dei due figli della lupa calcistica giallorossa, potrebbe addirittura saltare il derby. E’ possibile, naturalmente, che mi sbagli. Ma a formare questa mia convinzione hanno provveduto due fattori. Uno tecnico, e cioé il buon rendimento del centrocampo romanista (senza De Rossi) contro il Palermo. L’altro politico, ovvero di politica dirigenziale, con le parole del direttore generale Franco Baldini. Il quale, nel lunedì che porta allo scontro cittadino più atteso dell’anno, ha detto quanto segue: la Roma vaglierà le eventuali offerte che arriveranno per il centrocampista. Non ci vuole molto per capire che il club, da una parte, ci spera e, dall’altra, ha persino fretta. La prossima finestra di mercato è a gennaio, cioé dopodomani. E chissà, a questo punto, un po’ di fretta forse ce l’avrà anche De Rossi. Il quale, l’estate scorsa, ha detto no al Manchester City (e forse se ne è pentito), ma difficilmente si negherebbe per un secondo assalto. Soprattutto se arrivasse da Madrid, città più affine a Roma.
Che ci sia rottura tra De Rossi e Zeman è ormai accertato. E che questa rottura condizioni sia le scelte tecniche, sia quelle personali è solo una conseguenza. Lo hanno capito tutti e i tifosi più organici non potevano far mancare il proprio pensiero: Mercoledì, fuori dal centro sportivo di Trigoria, è apparso uno striscione eloquente. Diceva così:Baldini, Sabatini, Zeman: DDR non si tocca! L’imperativo resisterà solo se non arriverà qualcuno a chiedere De Rossi. Ma se accadrà, e la cifra dovesse essere cospicua (dai 15 ai 20 milioni di euro), capitan futuro se ne andrà. A quel punto bisognerà stabilire di chi è la colpa della partenza, ma non basterà per consolarsi.


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Prandelli sopravvalutato e contraddittorio. Dal modulo alla gestione del caso Criscito: tutti gli errori del nostro ct

Sono bastate due partite modeste in Bulgaria e contro Malta per far ricredere la maggioranza dei critici sull’Italia. A me, invece, sono state più che sufficienti per una conferma: Prandelli è un c.t. sopravvalutato e contraddittorio, l’Europeo è stata l’eccezione.
Due partite buone: la prima con la Spagna e la penultima con la Germania, poi molta mediocrità e la “grazia” per non essere diventati vittima di una pastetta (se Spagna e Croazia avessero fatto pari, gli azzurri sarebbero stati eliminati).
Perché Prandelli è un c.t. sopravvalutato e contraddittorio? Perché per due anni ha provato il 4-3-1-2 e poi, a pochi giorni dall’esordio continentale con la Spagna, ha abiurato virando verso il 3-5-2 (per di più con De Rossi centrale difensivo).
Dicono: è un segno di intelligenza. Per me no. Casomai si tratta di arrendevolezza, a maggior ragione se fosse vero che il suggerimento è partito dallo spogliatoio. Ma anche ammettendo che Prandelli l’abbia fatto sposando necessità a utilità, perché poi insistere con il 3-5-2 nella prima gara di qualificazione europea a Sofia? E perché cambiare in corsa, nella stessa occasione, con il risultato di subire un gol dalla parte di Ogbonna che esterno di sinistra non è?
A essere sinceri, non credo sia nemmeno un problema di sistema di gioco. Se lo fosse, contro Malta, il 4-3-1-2 prima e il 4-3-3 dopo, avrebbero dovuto dare frutti più copiosi dei due gol. Invece è proprio un problema di convinzione, ritmo, compatibilità, identità. Tutti aspetti sui quali deve insistere l’allenatore, oggi più che mai in difficoltà, visto che non riesce ad incidere.
Io credo che lo scollamento all’interno del gruppo azzurro sia più profondo di quanto non si veda e più esteso di quanto si possa immaginare. La squadra ha una consapevolezza: non è forte come l’Europeo ha detto, il timoniere ha preso a cambiarla troppe volte, mancano punti di riferimento certi.
Non sarà facile ricompattarla. Soprattutto ora che un problema tecnico bussa alla porta del c.t.: Criscito va verso il proscioglimento e si ricandida di prepotenza per la convocazione che gli fu ingiustamente negata prima di Polonia e Ucraina. La contraddizione più grande di Prandelli è questa. E non potrà sopportarla, o nasconderla, ancora a lungo.